È “l’ora che volge al disio”, il tramonto di una giornata d’estate – lo indicano le T-shirt, i bermuda e le canotte -, sicuramente calda, forse, per qualcuno, anche faticosa. C’è ancora il tempo per fare un’ultima commissione, prima di dirigersi verso casa. E allora quale migliore occasione, se non sedersi sui gradini della fontana del Liotru per riordinare le idee, fare una veloce telefonata, controllare i messaggi arrivati su WhatsApp? Magari incuranti delle implicazioni storiche e delle leggende legate a quei gradini, su cui l’architetto Giovan Battista Vaccarini, chiamato per sistemare la città distrutta e sconvolta dal terremoto del 1693, fissò la collocazione definitiva di quell’antico elefante di pietra, ritrovato alcuni secoli prima ed attribuito al mago Eliodoro, il cui nome nella corruzione popolare divenne “liotru” ed indicò l’animale che sarebbe diventato il simbolo della città etnea. Il quale dalla sua postazione sembra apprezzare la facciata barocca della Cattedrale ed erge con allegria la sua proboscide. Testo: Nello Pappalardo
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