La Rocca Salvatesta

Capita spesso che il telefono squilli appena prima che chiuda lo studio per la pausa pranzo o al massimo subito dopo. Alla proposta di uscire per fare delle foto, raramente rifiuto e approvo ben volentieri l’iniziativa, che quasi sempre ci spinge in giro per i paesini della provincia e oltre, a caccia di panorami inediti da ritrarre e di nuove storie da raccontare.

Bart, noto così agli amici e ai più, domenica chiamò due volte: la prima per richiamarmi appena vide la chiamata persa e la seconda volta per anticipare l’appuntamento di mezz’ora.

Alla breve spedizione, hanno preso parte due nostri amici Calogero e Domenica che hanno ben accolto l’invito a trascorrere il pomeriggio insieme.

La meta era già nota, bastava solo raggiungerla. Il paese scelto per destinazione, dista circa  un’ora di strada da Brolo. Dopo l’andirivieni di curve e il continuo serpeggiare del tratto di strada che da Mazzarrà Sant’Andrea s’inerpica fino al borgo di Novara, siamo arrivati al cospetto del massiccio roccioso coperto di bianco per via della neve caduta proprio in settimana. 

Decidiamo di fermarci per scattare qualche foto. Davanti a noi svettò imperiosa la Rocca Salvatesta, nota anche come il Cervino di Sicilia per via della forma conica ben riconoscibile da ovunque la si osserva grazie ai suoi 1340 metri s.l.m. Appesa sotto le rocce, folte chiome del bosco decorano il paesaggio con calde cromie autunnali. 

Giusto qualche clic e riprendiamo la strada che ci consegnò alla particolare e folkloristica storia che rivive per i vicoli di Novara di Sicilia.

Carmelo Lenzo